25 novembre 2007

amlodi:pazzo

"...lo chiamo o non lo chiamo? E se lo chiamo e non risponde? E se la chiamo e risponde? Mi si nota di più se arrivo in ritardo alla festa o se proprio non vado? Devo dare un’impressione seria e competente o sono me stessa e magari faccio anche qualche gaffe?…"
Lella Costa
Teatro ambra Jovinelli fino al 2 dicembre
Amleto (Atto III, scena 1)
To be, or not to be, that is the question
Whether 'tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing, end them.

Essere o non essere: questo è il problema:
se sia più nobile all'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di problemi e combattendo disperderli.
To die, to sleep-
No more and by a sleep to say we end
The heart-ache, and the thousand natural shocks
That flesh is heir to; 'tis a consummation
Devoutly to be wished.
Morire dormire; nulla più: - e con un sonno dirsi che poniamo fine al dolore e alle infinite miserie, naturale retaggio della carne, è soluzione da desiderare ardentemente.

To die, to sleep;
To sleep, perchance to dream. Ay, there's the rub;
For in that sleep of death what dreams may come
When we have shuffled of this mortal coil
Must give us pause - there's the respect
That makes calamity of so long life:
Morire - dormire - dormire, sognare forse: ma qui è l'ostacolo che ci trattiene: perché in quel sonno della morte quali sogni possan venire, quando noi ci siamo sbarazzati di questo groviglio mortale: è la remora, questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.

For who would bear the whips and scorns of time
Th'oppressor's wrong, the proud man's contumely,
The pangs of despis'd love, the laws delay,
The insolence of office, and the spurns
That patient merit of th'unworthy takes,
When he himself might his quietus make
With a bare bodkin;
Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gl'insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, gli spasimi dell'amore disprezzato, gli indugi della legge, l'insolenza di chi è investito di una carica, e gli scherni che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?

who
would fardels bear,
To grunt and sweat under a weary life,
But that the dread of something after death,
The undiscovered country, from whose bourn
No travellers returns, puzzles the will
And make us rather bear those ills we have,
Than fly to others that we know not of?


Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una gravosa vita, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte - la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore - confonde la volontà, e ci fa piuttosto sopportare i mali che abbiamo, che non volare verso altri che non conosciamo?

Thus conscience does make cowards of us all,
And thus the native hue of resolution
Is sicklied o'er with the pale cast of thought,
And enterprises of great pitch and moment
With this regard their currents turn awry,
And lose the name of action.
Così la coscienza ci fa tutti vigliacchi; così la tinta naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo per questo riguardo deviano il loro corso: e dell'azione perdono anche il nome.

19 novembre 2007

Zenigma


[immagine tratta da Zenigma]
Documentario di Antonello Longo, regista messinese, su un quartiere di Palermo.
Zen
la nostra: Zona Espansione Nord.




è strana la mia vita qui a Roma, se avessi avuto la possibilità di vedere questa proiezione a Palermo, magari anche più vicino casa... molto probabilmente non sarei andata.
qui, ovunque siano gli eventi mi muovo, e soprattutto se parlano di "casa".

Meglio così però, perché il documentario è un lavoro molto interessante sulla storia della costruzione di questo quartiere ghetto e sulla natura delle periferie di Palermo.
Cade, purtroppo, alla fine, nella trappola palermitana del buonismo un pò scontato: non siamo come ci descrivono, allo zen vivono persone sensibili e oneste...
e va beh, almeno qualcuno si è impegnato a guardare un pò più da vicino a questa realtà sfuggente.

La necessità del nuovo quartiere nella periferia palermitana nasce dopo il terremoto del '68, che fu definito dalla gente che perse la casa il "terremoto dei poveri", perché crollarono solo le case che non erano in cemento armato, le più povere appunto.
Il comune decise di mandare queste persone senza tetto in dei prefabbricati nell'attesta di destinarli a miglior sistemazione.
Sono gli anni del boom edilizio di Ciancimino, ed il progetto della costruzione di un nuovo quartiere è affidato a Vittorio Gregotti che spiega nel documentario la sottile filosofia con cui ha progettato il suo quartiere "perfetto", così osa definire lo zen...il maestro.
Spiega che il progetto prevede case vicine, balconi che quasi si toccano, vicoli stretti e bui per ricreare l'atmosfera dei vicoletti del centro di Palermo, da cui proveniva questa gente.
Il tutto rinchiuso in un cubo che non ha legami con la steppa intorno...che lui descrive come "paradiso di aranceti"...
(a volte c'è della poesia nelle parole degli uomini che riesce ad annebbiare la realtà...ma mi spiace, lo zen non si può descrivere così...santo cielo!)

Insomma le case sono talmente vicine che non esiste privacy per nessuno, cosa che indispone i vicini, i vicoli sono così bui che è impossibile controllarli da fuori, mentre è fin troppo facile spacciare e drogarsi da dentro... come è anche semplice nascondersi se si è latitanti.
Tutto intorno è desolazione e nient'altro.

Gli architetti rimproverano la mancata ultimazione del progetto che prevedeva anche servizi e attrezzature sportive.
La storia è stata che appena le case sono stata ultimate, la gente stanca dei container è andata ad occupare tutto quello che era abitabile e...l'amministrazione era quella che dicevo prima, per cui figuriamoci...

Palermo è sempre Palermo, è sempre colpa di qualcun altro.
è questo è anche un po' il messaggio che passa alla fine del documentario...
non è che lo zen è brutto, è che lo dipingono così.
Temo che il valente regista si sia fatto abbindolare un po' dal bisogno di commiserazione tipico del palermitano. Con noi ci vuole un po' più di cinismo, come diceva bene un antropologo che ha commentato il documentario.
Ma forse era questo l'unico modo per avvicinare la gente che "fa" lo zen, ed era questo l'unico finale che ci si poteva aspettare... forse ci vuole un po' di ottimismo a Palermo.
Io non so più cosa ci voglia per capire Palermo, più mi ci allontano più mi sento chiamata, e più le sfuggo più mi sento in colpa.
La Sicilia è proprio come la descriveva Lara Cardella, è una madre matrigna, che ti alleva, ti fa crescere sano e forte, ma poi non vuole più lasciarti, non vuole perderti pur non potendo offrirti nulla di più... non pensa al tuo bene, ma solo al suo.

9 novembre 2007

Novembre

Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante

di nere trame segnano il sereno,

e vuoto il cielo, e cavo al più sonante

sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,

odi lontano, da giardini ed orti,

di foglie un cader fragile. E' l'estate,

fredda, dei morti.
[Giovanni Pascoli - Myricae]


27 ottobre 2007

Pasolini alla festa del cinema




[Che cosa sono le nuvole? - Pasolini]
1967
Cast:
Totò; Ninetto Davoli; Laura Betti; Franco Franchi;
Ciccio Ingrassia; Adriana Asti; Francesco Leonetti;
Domenico Modugno



Che io possa esser dannato
se non ti amo
e se così non fosse
non capirei più niente
tutto il mio folle amore
lo soffia il cielo
lo soffia il cielo
così

ahh ma l'erba soavemente delicata
di un profumo che da gli spasimi
ahh tu non fossi mai nata
tutto il mio folle amore
lo soffia il cielo
lo soffia il cielo
così


il derubato che sorride
ruba qualcosa al ladro
ma il derubato che piange
ruba qualcosa a se stesso
perciò io vi dico
finché sorriderò
tu non sarai perduta

ma queste son parole
e non ho mai sentito
che un cuore, un cuore affranto
si cura
l'unico e tutto il mio folle amore
lo soffia il cielo

[Modugno Pasolini - Che cosa sono le nuvole]


1963
"Perché la nostra vita è dominata dalla scontentezza, dall’angoscia, dalla paura della guerra, dalla guerra?"





[La Rabbia - Pasolini, Guareschi]
-commento in versi: Pier Paolo Pasolini, letto da Giorgio Bassani (voce in poesia) e Renato Guttuso (voce in prosa).


Poesia e ideologia, ingredienti che non si trovano più così bene insieme, sposati con intelligenza garbo sensibilità...quasi ingenuità. Perché ci si crede, e solo chi ci crede ci mette l'anima.
E solo con l'anima un'opera diventa arte e solo l'arte rimane immortale:
"La morte non è nel non poter comunicare ma nel non poter più essere compresi"
[Pier Paolo Pasolini]

Che cosa sono le nuvole? è un corto all'interno di un contenitore "capriccio all'italiana" che doveva racchiudere brevi racconti comici. Pasolini girò il suo subito dopo Uccellacci uccellini, ancora con Totò con il quale aveva da poco iniziato a lavorare, che però morì poco dopo le riprese.
E' un'opera ironica (ed io ho riso in sala!) ma pare che fosse stata fraintesa dal pubblico quando uscì in tv.
E' la parodia di Otello, messa in scena da pupi interpretati da un bellissimo cast, che tra una scena ed un'altra si chiedono quale sia la realtà, la verità vera, e Totò nei panni di Jago sulla scena, ma di burattino saggio fuori risponde:
"Eh…figlio mio. Noi siamo in un sogno dentro un sogno".
La colonna sonora è di Modugno, che la interpreta; la chiave di lettura del film sta in un quadro di Velasquez che funge da locandina dell'opera dello spettacolo dei pupi messo in scena nel film...
Ma non la scrivo, magari qualcuno vuole vederlo...

La Rabbia è un documentario a collage in due parti, una composta da Pasolini, ed una da Guareschi. Sinistra contro destra. Le due parti non sono proprio omogenee, Pasolini è molto più poetico, ma il risultato è un panorama vissuto ed interpretato del mondo tra gli anni '50 e '60, una sorta di pausa di riflessione su chi eravamo e cosa stiamo diventando. E' stato girato nel 1963, ma rimase nelle sale per soli 3 giorni, è stato restaurato da poco, e dovrebbe uscire in dvd adesso.

questo è quello che ho raccolto alla festa del cinema di Roma.

15 ottobre 2007

meravigliosa creatura2

[l'onda di Katsushika Hokusai]

Il mio fine settimana è proseguito sempre sullo stesso stile.
Festa giapponese in via della casetta mattei.

Qualcuno potrebbe definirlo un posto in culo al mondo, qualcun altro vicino casa...la vita è tutta questione di punti di vista.
Ad ogni modo parte da piazza Bologna un bel gruppo motivato e curioso che dopo più di 40 minuti di strada arriva ...alla festa giapponese.
Ogni anno, ad ottobre la comunità giapponese di Roma si riunisce alla scuola giapponese per vendere loro prodotti dal cibo alle scarpe, per promuovere un pò la loro cultura, così distante dalla nostra, e così chiusa durante l'anno.
Quei giapponesi che non vogliono imparare l'italiano, quegli stessi che si riuniscono solo tra giapponesi e che mandano i figli alla scuola giapponese...esattamente gli stessi, stavano belli e sorridenti ad offrire a pochissimo cianfrusaglie di ogni tipo, ed i menù più curiosi esattamente a quelle persone da cui tengono tanto a distinguersi durante l'anno.
Sono un popolo strano e complesso, ci sono dinamiche che non posso capire...
Ma esattamente come mi è successo la sera prima, da quest'altra differenza, da quest'altro confronto ho acquisito più dati su di me...

mi viene in mente De Mauro quando spiegava De Saussure: una parola assume il proprio significato dal momento il cui si può opporre ad un'altra, la differenza crea l'identità.

sono le differenze del mondo che fanno di noi ciò che siamo, senza non esisteremmo...

andrebbe insegnato a scuola De Saussure!

14 ottobre 2007

meravigliosa creatura


Uguali e diversi.
Uguali perché tutti diversi.

"Ridete delle diversità, perché ridere ci rende uguali" diceva una scritta su un muro di Genova tanti anni fa...

E' stato un fine settimana strepitoso.
"..anche questo è Roma" mi capita di pensare quando mi succede qualcosa di assurdo, e in questi due giorni l'ho pensato continuamente.
Ho partecipato ad un incontro con una femminista di El Salvador, Mercedes Canas, che sta in giro per l'Europa, per adesso, a confrontarsi con i centri femministi, portando la sua drammatica testimonianza di lotta..o meglio di attività, in america latina.
L'incontro si è tenuto in un bellissimo centro occupato dall'89: Luna e le Altre associazione di donne e di lesbiche...
solo donne, aut uomini.

Sono idee nuove per me, tutto da conoscere tutto da scoprire.

Eppure all'inizio c'era da pulire, e tutte insieme abbiamo messo su un ambiente pulito ed accogliente.
Poi è arrivata Mercedes che parlava solo spagnolo, eppure tutte abbiamo potuto seguire grazie alla traduzione simultanea di alcune presenti improvvisate traduttrici...
Nazioni diverse, concezioni della vita e dei diritti diverse...
Si è discusso, ci si è confrontati, mille domande.

In El Salvador non esistono movimenti di femministe lesbiche, i due movimenti sono distinti, e le lesbiche interessate alla politica devono entrare in contatto con la politica maschile...
in El Salvador non c'è una legge che tuteli la violenza sulle donne, il 52% delle donne che muoiono sono uccise da mariti o uomini a loro molto vicini, l'aborto è illegale, ed esistono dei territori abbandonati dallo stato, sui quali quest'ultimo non esercita giurisdizione, nei quali le multinazionali installano le loro fabbriche facendo lavorare le donne più disperate e bisognose, ai confini della schiavitù, pene corporali, nessun rispetto di minimi sindacali per salario e orari di lavoro: non luoghi e non persone senza lo stato...
In El Salvador la mala vita organizzata pratica riti d'iniziazione molto cruenti, tra cui è previsto anche l'omicidio o la violenza sulla propria donna.
In El Salvador l'incesto è legale, perché i padri preferiscono essere loro i primi ad andare con le figlie...piuttosto che qualche sconosciuto...

che paese...

ma dove è la globalizzazione quando serve?

diverso tutto, diverse tutte.

poi si è cenato, cena sociale!
e poi musica e salti e danze fino a notte fonda.

e tra tante diverse, io forse un pò all'inizio potevo spiccare, ma alla fine se manca la totale omologazione, da cosa si sarebbe diversi?
Ho visto ragazze dai raffinati volti maschili stare con ragazze esattamente identiche a loro, ed ho visto ragazze bellissime stare con ragazze bellissime, poi c'era chi non stava con nessuno.
Ma tutte ci divertivamo allo stesso modo, ed una differenza non era più che un'altra, così che alla fine eravamo tutte uguali...ragazze che saltano e cantano e ridono e si divertono, e che si riuniscono per riflettere sul mondo che le circonda, attente ad ogni diversità, ad ogni cambiamento.
Ed io mi sentivo molto più definita, molto più io.
Quando non c'è uno standard cui omologarsi, cui sentirsi obbligato a rassomigliare...
Autodefinirsi lo chiamano.
Credo di averlo proprio capito.

in omaggio alla serata:

Tremate che le streghe son tornate
Ammaliando per essere adorate

Sogno proibito di un desiderio

Baciami re ti svelerò io segreto Vola vola via che stregoneria
Rapito dalla mia melodia

Questa è una follia che ci porta via

Le streghe son tornate

Tremate che le streghe son tornate

Fuman marija ed erbe prelibate

Se vuoi volare lasciati andare

Tu vieni qua il viaggio può iniziare

Vola vola via che stregoneria
Rapito dalla mia melodia

Questa è una follia che ci porta via

Le streghe son tornate
Tremate che le streghe son tornate

E scoprirai non potrai sfuggire

Filtro d’amore mi stringe il cuore

Ipnotico lo sguardo incantatore
Vola vola via che stregoneria
Rapito dalla mia melodia
Questa è una follia che ci porta via

Le streghe son tornate

Vola vola via che stregoneria

Rapito dalla mia melodia

Questa è una follia che ci porta via
Le streghe son tornate
[bambole di pezza]

10 ottobre 2007

...che stupidi

Siamo così fragili...

quanta parte dei nostri stati d'animo a volte dipende da uno sguardo, da un saluto non ricambiato, da uno squillo atteso, da una e-mail che tarda ad arrivare?
.. mi fa sorridere.
Facciamo i duri, facciamo gli indipendenti, e nascondiamo persino a noi stessi quanto dipendiamo dalle piccole attenzioni di altri..
Brilliamo di luce nostra, o ogni reazione dipende, che ne siamo consapevoli o meno, dalle nostre fate ignoranti?

'Che stupidi che siamo. Quanti inviti respinti, quanti sguardi non ricambiati. Certe volte la vita ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo nemmeno...'
[Ferzan]

Che stupida che...
E rido anche di me.
E mi sento così ridicola a volte, e mi torna il buon umore, perché in fondo siamo tutti un pò ridicoli... e poi questa è la dimostrazione che non siamo soli.
Solo nel momento in cui più alcuna azione umana inciderà sul nostro umore, solo quando l'indifferenza avrà preso il sopravvento, solo allora saremo davvero soli...e che palle che sarà allora!

7 ottobre 2007

....le nuvole

Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell’airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore
Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai

Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.
Fabrizio




nostalgia di certe nuvole...

2 ottobre 2007

misto all'incenso il sapore di un pasto frugale

..i ricordi storditi dal tempo...


...e non ho fatto altro che sentirmi sbagliata
ed ho cambiato tutto di me perché non ero abbastanza

ed ho capito soltanto adesso che avevi paura.

[Carmen]

E' la paura che ci costringe a difenderci da tutto, che ci rende chiusi, sospettosi?
"è questo continuo bisogno di essere amati che ci rende fragili e violenti" diceva Rubino nel film Denti.
Ho bisogno di credere che sia la paura, che sia la paura il sentimento che guida le peggiori azioni degli uomini, e non la cattiveria.
Ho bisogno di fidarmi dell'essere umano, non riesco a farne a meno.
Ho bisogno di credere che ci sia un briciolo di sensibilità in ognuno, persino nel più impenetrabile.
Perché altrimenti...se non è così...
santo cielo, non ne saprei mai venire a capo...


Ogni tanto osservo, osservo la gente, la folla, le masse, e più ne vedo insieme più ne colgo la solitudine.

"... sai, la gente è sola, come può lei si consola
per no
n far sì che la mia mente
si perda in congetture, in paure
inutilmente e poi per niente."

Chi ha scritto questa canzone era un genio.

C'è così tanta solitudine al mondo! Questo pensiero ritorna come eco quotidianamente, quando ogni mattina passo davanti l'obitorio e c'è puntuale come sempre un funerale, una famiglia, un amico, un'amante in lacrime fuori la camera mortuaria.
Quando pranzo a mensa ed incontro quel 60enne ormai vecchio e povero, ma che vanta un passato di compositore e scrittore, che voleva affittarmi una camera a febbraio...e pranza, divora il suo momento di felicità, rovistando poi tra i vassoi vuoti se qualcuno ha lasciato qualcosa di recuperabile...o quando guardo da lontano il ragazzo che abborda tutte...
il maniaco...che poverino, è soltanto e terribilmente solo.
che ogni giorno siede al tavolo di un'ignara vittima per terrorizzarla con i suoi discorsi da sesso...

ah, che gente...

E ci siamo dentro, e possiamo solo sperare di trovare quella solitudine che ci completi, che si incastri con le nostre manie, che intercetti un nostro punto di vista, e che ci regali per un attimo quella stupenda e rassicurante sensazione...che non siamo soli.



21 settembre 2007

camminando non c'è strada per andar che non sia di camminar

Certe volte mi chiedo se abbia sbagliato.

Quando sono sola, nel silenzio, come stasera, quando trovo familiarità in una tazzina di gelato affogato al caffè, mi salgono su questi pensieri.
Esattamente come mi viene in mente che devo farmi lo shampoo, pulire casa, far la lavatrice...normale amministrazione insomma.
Come penso che proprio stasera non mi va di pulire il bagno, così affiora tra i miei pensieri: se avessi sbagliato?
Che si fa se si prende una decisione più grande di noi, se dopo esser scesi in campo non ci si sente più all'altezza delle proprie scelte, o se semplicemente ci si vuole tirare indietro, perché in certi momenti è troppo difficile..troppo pesante.
Sono per strada e posso solo camminare.

La strada della foto è di Selinunte, ha i colori di un quadro di Fattori.
Gli scorci siciliani...
Non so perché se mi piace tanto, se mi sento veramente parte della mia terra, e se ho sempre il senso di colpa per essermene andata...non so perché l'ho fatto, abbandonare tutto come avevo sempre rimproverato a quelli che se ne vanno...
perché: come possiamo pretendere di migliorare questa terra così affaticata se nel momento in qui abbiamo più energia ce ne andiamo?
Eppure io per prima, appena l'occasione si è presentata...valigie e biglietto per la Capitale.
E mi chiedo ancora per quanto in più.



oggi è autunno...
auguri

19 settembre 2007

Camera a Sud

Rubami l'amore e rubami

il pensiero di dovermi alzare
e ruba anche l'ombra di fico che copre
il cicalar della comare
che vedo bianco di calce e pale
pigramente virare
e ho in bocca rena di sogno
nella rete del sonno meridiano
che come rena
mi fugge di mano

Che sudati è meglio
e il morso è più maturo
e la fame è più fame
e la morte è più morte
sale e perle sulla fronte
languida sete avara
bellezza che succhi la volontà
dal cielo della bocca
bocca bacio di pesca che mangi il silenzio
del mio cuore

Sud
fuga dell'anima tornare a sud
di me
come si torna sempre all'amor
vivere accesi dall'afa di Luglio
appesi al mio viaggiar
camminando non c'è strada per andare che non sia di camminar

Mescimi il vino più forte più nero
talamo d'affanno
occhio del mistero
olio di giara, grilli, torre saracena
nell'incendio della sera
e uscire di lampare
lentamente nel mare
bussare alle persiane di visioni
e di passi di anziani

Sud
fuga dell'anima tornare a sud
di me
come si torna sempre all'amor
vivere accesi dall'afa di Luglio
appesi al mio viaggiar
camminando non c'è strada per andare che non sia di camminar

rubami la luna e levagli
la smorfia triste quando è piena
e ruba anche la vergine azzurra
che ci spia vestirci stanchi per uscire
fresca camicia di seta in attesa
croccante e stirata
per lo struscio e un'orzata
nel corso affollato in processione
la banda attacca il suo marciar
così va la vita
Vinicio