Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa –
non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in
tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di
darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo
che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione.
Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni
volta che l’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso,
ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle
agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che
incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte
in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di
scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il
cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare
al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della
pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada:
io cheto cheto mi metto in mare. Non c’è nulla di sorprendente in
questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una
volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi
sentimenti che nutro io verso l’oceano.
2 commenti:
Bellissime foto Azad! baci
"Soltanto la musica è all'altezza del mare" Albert Camus
era una vita che non mi scriveva qualcuno sul blog! :) grazie!
foto della sottoscritta, ja!
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