C’è chi pensa che la
vita del ricercatore universitario di antichistica sia di una noia
mortale, una vita passata chiuso in buie biblioteche, lontano dal
contatto umano e connotata da scarsa attitudine allo sforzo fisico.
E lo pensiamo anche
noi stessi ricercatori di antichistica, così tanto che solo quando
raccontiamo alcuni aneddoti del nostro lavoro ci rendiamo conto che
alles ist anders.
La verità è tutta un’altra storia.
A causa dell’antichità
del materiale che studio, gran parte di ciò che mi serve per
lavorare sta nei libri, nel senso che non ci sono molte pubblicazioni
in digitale, o, in genere, se una rivista che devo consultare è
stata messa on-line da un certo anno in poi, per la legge di Murphy
che è valida più che mai in questo campo, a me serve sempre
l’ultimo numero cartaceo prima del digitale.
Oppure è possibile che,
data la mia età, io non sia al corrente della digitalizzazione di
tanto materiale che continuo a fotocopiare, mentre magari giovani
nerd-grecisti scaricano intere monografie da youtube, direttamente
lette da qualcuno, senza alzare il sedere dalla sedia.
Ma anche se fosse così,
preferisco il mio arcaico stile di ricerca, perché ti capita davvero
di tutto quando sei in fase: raccolta del materiale.
La fase raccolta del
materiale richiede una grande prestanza fisica ed una solida
resistenza psichica. Caratteristiche fondamentali per reggere i
chilometri che percorri, a volte ad altissime velocità, e per
relazionarti con i soggetti più diversi, gran parte di questi già
pazzi, autistici, isterici.
Le giornate in cui
programmo le mie escursioni per la ricerca del materiale, nel mio
caso trattasi di banali fotocopie!, sono tutte accompagnate dalla
sigla di giochi senza frontiere.
È più forte di me,
all’idea di fare quello che devo fare... cominciano le note di...
In una normale mattina di
ricerca bibliografica alla Sapienza (Roma), se tutto va discretamente
liscio ti succede che:
Arrivi alle 9.25 perché
le biblioteche di facoltà rimangono aperte solo 3 ore al giorno,
quindi siamo tutti in pool-position all’apertura per iniziare il
nostro bibliotour alla velocità della luce, perché gli imprevisti
superano sempre la tua più grande fantasia.
In genere accade che la
biblioteca apra con qualche minuto di ritardo, ed in genere sei già
in fila dietro qualcuno, che, come si fa per le poste, ha pensato di
dormire davanti alla biblioteca per essere il primo (questi sono i
tesisti ad una settimana dalla consegna, però).
Poi accade che stai
consultando una raccolta enciclopedica di 20 volumi che le diverse
biblioteche della Sapienza si sono spartite, allora i primi numeri
sono da una parte, il resto in altre biblioteche vicine e lontane.
Pazienza, cominciamo dai
primi, gli altri poi si vede.
- signorina, mi dispiace, ma proprio oggi, nella stanza in cui è conservata la sua enciclopedia stanno facendo esami, e non si può accedervi per i prossimi due giorni.
Dopo la risata isterica,
io in genere dico di avere una malattia mortale e che prima di morire
voglio consegnare la tesi, mi serve solo quel libro che sta dietro
quella porta infame, e Lei, bibliotecaria, non vorrà certo non
esaudire l’ultimo desiderio di una in fin di vita!
Sembra sempre che mi
facciano un piacere quando vengo in possesso di quanto mi serve.
Step due: le fotocopie.
Piccolo privilegio di noi
dottorandi: c’è una stanza in cui possiamo fare le fotocopie
aggratis.
Per aver accesso al sacro
regno della carta e dell’inchiostro bisogna però chiedere le
chiavi ad un segretario, che sembra sempre che ti stia facendo un
favore quando ti lascia accedere al regno...
che l’ultima volta era
senza luce.
Lo stanzino è senza
finestre, quindi bisognava leggere il libro in corridoio, trovare le
pagine, segnarle in qualche modo oppure imparare il braille e poi
fare le fotocopie al buio.
Step 3: gli altri volumi
si trovano nella biblioteca di fronte, al cui accesso arrivi però
già dopo un paio d’ore.
Oh no, tra poco scatta la
risposta della bibliotecaria: ‘sì, potrei darti il libro ma tra un
po' manca mezz’ora prima della chiusura’.
(per i bibliotecari già
le 12.15 sono motivo di agitazione, in vista della chiusura alle ore
13).
La storia della malattia
funziona sempre, mi danno il libro, ma qualcosa è cambiato nel
tragitto tra la biblioteca nuova e la stanza delle fotocopie. Orde di
studenti sdraiati per terra per i corridoi.
Una protesta contro il
rincaro delle tasse?
… azz, ci sono
esami, oggi, in facoltà.
Allora, la strada per la
stanza del tesoro diventa una corsa ad ostacoli... perché: corri,
alessia, corri! In tutto questo ti è rimasta solo mezz’ora per
superare il percorso, chiedere le chiavi, accedere allo stanzino
buio, fare le fotocopie al buio, riportare chiavi al segretario e
libro in biblioteca.
Alle ore 13, se sei
riuscita a fare le fotocopie previste per quella giornata ti senti
una dèa e vorresti solo stapparti una birra per brindare alle tue
capacità di sopravvivenza.
Vuoi però che in
tutto questo chaos,
nello spoglio di questa enciclopedia di 20 volumi, avendo fatto le
fotocopie al buio, non sia saltata qualche pagina?
Quando capita di aver
saltato anche solo l’ultima pagina di qualcosa che gli serva, il
ricercatore entra subito nel panico pensando che: ‘cazzo lo sapevo,
quella era una pagina fondamentale’.
Poco conta il fatto che
magari fosse la pagina dei ringraziamenti, o l’ultimo rigo di
bibliografia.
Non ce l’hai, quindi ERA
FONDAMENTALE.
Accade quindi che nella
trasferta berlinese, dopo la messa a punto del materiale, mi vengano
a mancare 3 misere pagine, su circa 400 raccolte nei mesi romani.
Che sarà mai, con tutte
le biblioteche di Berlino, sarà un attimo recuperarle.
La mattina della raccolta
delle fotocopie riparte la sigla di giochi senza frontiere...
Dopo le prime ore di
studio, c’è il pranzo con il prof. schizzato che proprio oggi,
chissà perché!, da di matto raccontando aneddoti assurdi della sua
vita che però, ai miei occhi, lo riportano sul piano della realtà.
La cosa mi fa solo sorridere, immagino sempre i prof. come entità
extraumane al di sopra di qualunque bisogno terrestre, solo a volte
mi ricordo che anche loro vanno al bagno e si incazzano.
Dopo il momento verità,
decido che è il momento x, si parte in missione fotocopie.
Step uno: l’enciclopedia
non è nella biblioteca in cui studio, ma in un edificio a fianco.
Cerco una pianta della
città universitaria della Freie e trovo la strada.
Parto con ombrello, zaino
e soldi.
L’ombrello torna
funzionale alla prima breve tempesta che becco, normale il 19 luglio
a Berlino!
Ach so!
Accedo all’edificio.
Lascia lo zaino fuori,
porta i soldi.
Comunica con il tedesco
all’ingresso. Sacro santa mimica facciale che in Italia mi serve
solo a farmi prendere in giro, in Germania diventa forma principale
di comunicazione. Qualunque cosa io abbia realmente detto in quella
specie di creolo tedesco che parlo, il mio interlocutore risponde
alla mia richiesta.
Oh, jesus, ha capito, mi
aiuta.
Trovato il libro: posso
fare le fotocopie?
No, troppo complicato, mi
servono una serie di certificazioni che solo a spiegarmelo si è
stancato.
- Fai con lo scanner! – Yeah, dove sta?
Sali, scendi, gira, sali,
porta n... ecco la stanza.
Fatta amicizia con il
mezzo tecnologico, scannerizzo e me lo spedisco per posta.
Gli dèi siano
ringraziati.
Adesso mi serve
quest’altro volume, dove sta?
- Oh, non c’è, però lo trovi in queste altre due biblioteche.
Dove si trovano?
- una sta a circa 30 minuti di cammino, attraversi un parco, dopo il lago a destra... seconda stella a sinistra...
va beh, l’altra, scusa?
- In fondo alla via principale, te la cavi con 15 minuti di strada.
15 minuti salvo che non mi
colga la pioggia.
Raggiunta la meta. Lascia
lo zaino al guardaroba, prendi i soldi, comincia a cercare dove
stanno i libri.
Punto informazioni al
primo piano:
- oh, sì, deve andare al secondo e chiedere.
Al secondo: salve cerco
questo, dove lo trovo?
- Deve andare in fondo alla sala e chiedere di nuovo.
Jesus, in Germania hanno
risolto il problema della disoccupazione con gli addetti alle
informazioni!
Tra un passa parola e
l’altro raggiungo il libro!
E adesso: kann
ich kopieren?
- Na klar, ma devi prendere una tessera. – dove? – Facile: scendi, gira, sali, a destra... seconda stella a...
Lo trovo comunque.
C’è un tipo tedesco con
poca voglia di comunicare, ma non ci sono cazzi, io non capisco cosa
cerca di vendermi e mi faccio spiegare 3 volte come cavolo faccio per
fare delle fotocopie.
Fine della storia,
lo costringo a ripetere: langsam!
E concludiamo che devo lasciare il documento di identità, lui mi
presta una carta che si mette sulla macchina fotocopiatrice e poi
faccio come mi pare.
Torno a fare il mio
dovere, ripongo il libro, torno da lui per pagare, lo ringrazio e gli
dico:
oh, grazie, certo che sto
tedesco è proprio difficile... eh? ;)
(sorridi, cakkio di
tedesco serio, sorridi!!! vago per biblioteche ed addetti alle
informazioni da un’ora, non fare l’antipatico, rispetta una che
si sforza di parlare con te)
Impossibile strappare una
qualche forma di espressione facciale ad un teutonico. -.-
Mentre attraverso il parco
che separa l’ultima biblioteca da quella in cui studiavo la
mattina, riprende il diluvio.
Raggiungo il posto in cui
studiavo, spunta il sole splendente dalla finestra.
Unico desiderio sarebbe
adesso di stappare una birra per brindare a me stessa, ma sono ancora
soltanto le 15 e mi rimetto a studiare, a questo giro mi sembra una
cosa così riposante...
3 commenti:
ohiohi mi dispiace per i tuoi inconvenienti ma in fondo mi consola che anche nella efficientissima germania si vivano queste situazioni..
devo però dir la verità, la cosa che più mi ha stupito è che...
alla sapienza non pagate le fotocopie??!!??? :))
(conservo ancora il pacco delle tesserine esaurite che ci sono volute per la mia tesi!!)
un abbraccio
la fiordy
ups.. ho riletto bene.. privilegio di voi dottorandi.. :D
io ho una certezza: quando si tratta di fare fotocopie, tutto il mondo è paese.
alla fine però, un diversivo ogni 8 ore di biblioteca non è poi così grave :D
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