28 luglio 2012

Una bicicletta può fare




‘una bicicletta può fare’ doveva essere, nelle mie intenzioni narrative di qualche giorno fa, un post di natura ben diversa, soprattutto prettamente teorico. Invece gli episodi degli ultimi due giorni si sono prestati per un racconto ben diverso.


A Berlino vivo in un quartiere noto per essere pieno di Turchi, popolazione non troppo ben vista in città. In genere quando un tedesco deve dire che non è carino fare una certa cosa dice: quello lo fanno i turchi.
Vivevo in questa casa anche l’anno scorso, però non avevo mai notato qualcosa di negativo nella convivenza con questi turchi che dovevano incarnare l’origine di ogni male, a dire dei tedeschi.
Quest’anno in effetti, al mio ritorno in questo appartamento avevo notato che il caos e l’immondizia nel nostro Hof (cortile) condiviso era triplicata, e miriadi di bambini dai 3 ai 15 anni si aggiravano gridando per scale e cortile.

Bambini discretamente annoiati, e parecchio violenti, come sono spesso i bambini che crescono per strada.
La prima volta che mi vedono recuperare la mia vecchia bici, si interessano a me, parliamo un poco, e scopriamo subito che non sono assolutamente bambini turchi, men che meno tedeschi, ma amabilmente rumeni, qualcuno si definiva persino Rom.

- Ahhhh, Ce faci?
Una delle pochissime espressioni in rumeno che ho imparato lavorando con i bambini Rom di Roma.
Mi conquisto la simpatia e la curiosità della piccola comunità di mostri strillanti, tanto che mi chiedono sempre quale sia la mia bici, ed io non capisco che cosa stiano traccheggiando...
Sono settimane di Hallo, di ‘come ti chiami, quanti anni hai e da dove vieni’.
Soddisfo la loro curiosità ed a mia volta scopro che sono tutti arrivati in massa a gennaio, e credo proprio che abbiano occupato gli appartamenti abbandonati dell’ultimo piano di tutto il palazzo...
una specie di invasione.
Le bambine hanno già imparato a parlare il tedesco.. i maschi hanno imparato la raffinata arte del furto e del sabotaggio.
… chiaramente io avevo stretto amicizia con le bambine...

Il primo atto del dramma inizia giovedì sera quando vado per prendere la mia bici e trovo una ruota sgonfia... e non per un foro ma per un evidente furto della valvola.
Mi metto in mezzo all’Hof, chiamo a raccolta i bambini e comincio ad interrogare tutti sulla questione... in questa specie di tedesco misto a rumeno e pure un poco di italiano.
Spunta fuori che il tipo che ha rubato la mia valvola non sapeva proprio che era mia, e beh...
me la restituisce.

Sì, ma adesso la ruota è comunque sgonfia, ed io devo uscire, ‘come faccio?’
Andiamo in missione io ed i bambini che mi portano la bici a turno (sono comunque alti sotto il metro) fino alla prima ciclofficina... che però era chiusa.

...Schade, faccio la parte di quella molto seccata, ma torno nel cortile a posare la bici.
Mi giro e noto una mostruosità:
- Bambini, dove è la bici che IERI era attaccata a quell’albero?
(la bici della mia coinquilina che non è a Berlino adesso, e soprattutto che era TOTAL KAPUTT)

ricominciamo con l’adunata e l’interrogatorio.
l’inizio è il solito:
‘non lo so... forse un ladro. Ah, sì un ladro, ma non abita qui, chiama la polizia, dai.’
Fino ad arrivare: ‘è stato lui.’
Salomon, 12 anni.

Per parlare con Salomon ho dovuto usare l’aiuto di Estera che ha 7 anni (quasi 8) ma sa già tradurre dal tedesco al rumeno per quel broccolo di Salomon che sa spezzare benissimo le catene della bici, ma non spiccica parola di tedesco.
Un contrattazione lunghissima in cui ad un certo punto viene coinvolto anche il nonno... il quale non riusciva assolutamente a capire la natura del problema, e credeva che io avessi perso che chiavi della catena per cui giravo... con la catena spezzata in mano...

Invoco un padre od una qualunque altra forma genitoriale con cui parlare.
Salomon avrà anche rubato, ma ci sarà qualcuno che al suo posto si mortificherà.

Raggiungo l’attenzione di uno zio, forse, ad ogni modo è un adulto, che almeno davanti a me finge di sgridarlo, e gli impone di restituirmi la bici.
all’inizio il piccolo mostro dice: ‘no, perché poi lei può chiamare la Polizei.’

Chicco, se volevo, l’avevo chiamata un’ora fa, visto che sono pure in ritardo per uscire.
Ma siccome la Polizei non mi piace, e comunque non sa dove è la bici, mentre tu sì: ‘keine Polizei, aber gib mir mein Farrhad zuruck!’

-Sì, ma la tua bici era rotta.
-Appunto, era pure rotta.

Eh, no, il problema è un altro, la bici è stata riparata per essere rivenduta, si trova nell’officina di un altro microcriminale di loro, ed è già semi apposto...

- ...ah

- eh...

Mi cimento nei miei contorti periodi ipotetici in tedesco e provo a dire:
- se mi riporti la bici riparata, io ti pago la riparazione. Ma decido io il prezzo dopo che la vedo.
Ok?

- ok.

- tra due giorni qui. Alle 7?

- no, alle 8.

lo zio interviene:- Signora per te a che ora è meglio?
- Ovvio, alle 7!

- e allora alle 7 la tua bici sarà qui.

Saluto i kinder e mi chiedo se mai tutto questo avrà avuto un senso.
In ogni caso, al momento l’unico effetto è che arrivo tardi al mio appuntamento.

Entschuldigen!!!

atto secondo.
sabato pomeriggio. 18.57. Sono nell’Hof.
Trovo subito Estera.
- dove è Salomon e la mia bici?

Seguimi.
Saliamo all’ultimo piano del palazzo (maledette DDR, che cavolo c’avevate contro l’ascensore???)
arriviamo nel covo della malavita rumena.
Ci apre qualcuno, viene chiamo il criminale e lui si porta pure altri due (sempre 12enni).
Scendiamo.

Adesso aspettiamo.

- Cosa? Ma chi aspettiamo? Dove è la bici?

- Eh, ma la bici viene da lontano, dobbiamo aspettare un uomo.
- Ein Man?
(mi preoccupo, prima era una storia di bambini, ma adesso, che siamo tra criminali... non facciamo che arriva pure il criminale vero, quello grande?
In questi casi mi viene sempre in mente una frase che mi disse una volta una tipa proprio qui a Berlino, agosto 2009: alessia, se tu continui a parlare con tutta sta gente, guarda che avrai vita breve. Perché me lo ricordo sempre tardi????)
chiedo: - quanti anni ha questo Man.
- Ehh, lui è grande...

minchia.
Sono sola circondata da una quindicina di bambini rumeni di cui solo una parla tedesco, gli altri di media età complottano e non li capisco, e sta arrivando un uomo.

Si palesa un ragazzo di 15 anni.
Guardo dietro, aspettando l’uomo che dovrebbe seguire, ma niente.

Ah, il Man ha 15 anni... va beh, forse non mi sparano stasera.

Inizia la contrattazione.
- Cosa avete riparato?
- Va beh, in ciclofficina avrei pagato così. Va bene?
Prima reazione è: allora non ti diamo la bici.

a bbelli, io mò so come ve chiamate, quanti anni avete, so pure dove abita Salomon.
Ma vi pare che non chiamo la Polizei a sto punto?

(non era romanesco nel lessico, ma nel tono sì).

Estera traduce (suppongo in romanesco :) ) si guardano.
-E va beh, sì.

-Alt, ho deciso un’altra cosa. Dei soldi che vi do, un euro è per Estera che ha fatto la traduzione.

Sono stati capaci di fare gli spilorci pure per la ragazzina, ed alla fine le hanno dato 70 cent.
Estera s’è seccata e voleva che io difendessi i suoi diritti.
Io, stremata: tocca a te lottare per i tuoi diritti. Io so stanca adesso.
(letteralmente, non conoscendo questo lessico, le ho detto: devi fare la guerra contro i maschi)
eh, lo so, ma non mi ricordavo ‘diritti’, mentre mi ricordavo benissimo ‘guerra’.

Alla fine della storia, tiro fuori una busta di orsetti gommosi per i bambini, e distribuisco le caramelle ai piccoli che comunque hanno seguito la storia, mi hanno sempre accompagnata ed aiutato quando non mi capivano gli altri.

Oh, i criminali volevano pure le caramelle!
Gli ho dovuto dire: ‘no, voi avete avuto i vostri 10 euro, mo bbasta!’

Fine della storia, il bos di 15 anni mi chiede se sono spostata... no, perché in caso contrario... lui sta cercando moglie.

Mi sono trovata nella mia vita a rifiutare mille volte proposte di matrimonio dai Rom conosciuti a Roma, ma stavolta ci ho pensato un attimo...
oh, questo è il boss, sarebbe un bell’affare.

- Sì, ma sprichst du Deuscht?
(sì è dovuto far tradurre pure quello!!!)
- no, bello, kein deutsch keine Frau!

Mi sono fatta promettere di non toccare mai più le mie cose, e non sabotare oltre la mia bici.
Non lo so se funzionerà, non lo so se hanno imparato qualcosa.
Però lo zio del microcriminale, mi ha aiutato a parcheggiare le bici in un posto che lui dice sicuro, ed alla fine di tutto mi ha detto: du bist eine gute Frau, danke schoen.

Ancora non lo so, è una storia a lieto fine?
Forse se mi sposavo Antony, il quindicenne...


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Alessia, ho da dirti due cose. La prima e' che ti sei comportata nel modo piu' giusto, non ti sei fatta intimidire in nessun modo. La seconda e' che hai una bellissima scrittura, avvincente e agile. Bravissima!

Alberto s.

azad ha detto...

ma sono le storie che sono avvincenti, io le racconto cosí come mi succedono :) ho pensato a lungo su come comportarmi, sono questioni delicate e soprattutto sono sempre meno inevitabili, quindi farci i conti é proprio necessario.
grazie caro per il sostegno!