‘una bicicletta può
fare’ doveva essere, nelle mie intenzioni narrative di qualche
giorno fa, un post di natura ben diversa, soprattutto prettamente
teorico. Invece gli episodi degli ultimi due giorni si sono prestati
per un racconto ben diverso.
A Berlino vivo in un quartiere noto per essere pieno di Turchi, popolazione non troppo ben vista in città. In genere quando un tedesco deve dire che non è carino fare una certa cosa dice: quello lo fanno i turchi.
A Berlino vivo in un quartiere noto per essere pieno di Turchi, popolazione non troppo ben vista in città. In genere quando un tedesco deve dire che non è carino fare una certa cosa dice: quello lo fanno i turchi.
Vivevo in questa casa
anche l’anno scorso, però non avevo mai notato qualcosa di
negativo nella convivenza con questi turchi che dovevano incarnare
l’origine di ogni male, a dire dei tedeschi.
Quest’anno in effetti,
al mio ritorno in questo appartamento avevo notato che il caos e
l’immondizia nel nostro Hof (cortile) condiviso era triplicata, e
miriadi di bambini dai 3 ai 15 anni si aggiravano gridando per scale
e cortile.
Bambini discretamente
annoiati, e parecchio violenti, come sono spesso i bambini che
crescono per strada.
La prima volta che mi
vedono recuperare la mia vecchia bici, si interessano a me, parliamo
un poco, e scopriamo subito che non sono assolutamente bambini
turchi, men che meno tedeschi, ma amabilmente rumeni, qualcuno si
definiva persino Rom.
- Ahhhh, Ce faci?
Una delle pochissime
espressioni in rumeno che ho imparato lavorando con i bambini Rom di
Roma.
Mi conquisto la simpatia
e la curiosità della piccola comunità di mostri strillanti, tanto
che mi chiedono sempre quale sia la mia bici, ed io non capisco che
cosa stiano traccheggiando...
Sono settimane di Hallo,
di ‘come ti chiami, quanti anni hai e da dove vieni’.
Soddisfo la loro
curiosità ed a mia volta scopro che sono tutti arrivati in massa a
gennaio, e credo proprio che abbiano occupato gli appartamenti
abbandonati dell’ultimo piano di tutto il palazzo...
una specie di invasione.
Le bambine hanno già
imparato a parlare il tedesco.. i maschi hanno imparato la raffinata
arte del furto e del sabotaggio.
… chiaramente io avevo
stretto amicizia con le bambine...
Il primo atto del dramma
inizia giovedì sera quando vado per prendere la mia bici e trovo una
ruota sgonfia... e non per un foro ma per un evidente furto della
valvola.
Mi metto in mezzo
all’Hof, chiamo a raccolta i bambini e comincio ad interrogare
tutti sulla questione... in questa specie di tedesco misto a rumeno e
pure un poco di italiano.
Spunta fuori che il tipo
che ha rubato la mia valvola non sapeva proprio che era mia, e beh...
me la restituisce.
Sì, ma adesso la ruota è
comunque sgonfia, ed io devo uscire, ‘come faccio?’
Andiamo in missione io ed
i bambini che mi portano la bici a turno (sono comunque alti sotto il
metro) fino alla prima ciclofficina... che però era chiusa.
...Schade, faccio la
parte di quella molto seccata, ma torno nel cortile a posare la bici.
Mi giro e noto una
mostruosità:
- Bambini, dove è la
bici che IERI era attaccata a quell’albero?
(la bici della mia
coinquilina che non è a Berlino adesso, e soprattutto che era TOTAL
KAPUTT)
ricominciamo con
l’adunata e l’interrogatorio.
l’inizio è il solito:
‘non lo so... forse un
ladro. Ah, sì un ladro, ma non abita qui, chiama la polizia, dai.’
Fino ad arrivare: ‘è
stato lui.’
Salomon, 12 anni.
Per parlare con Salomon
ho dovuto usare l’aiuto di Estera che ha 7 anni (quasi 8) ma sa già
tradurre dal tedesco al rumeno per quel broccolo di Salomon che sa
spezzare benissimo le catene della bici, ma non spiccica parola di
tedesco.
Un contrattazione
lunghissima in cui ad un certo punto viene coinvolto anche il
nonno... il quale non riusciva assolutamente a capire la natura del
problema, e credeva che io avessi perso che chiavi della catena per
cui giravo... con la catena spezzata in mano...
Invoco un padre od una
qualunque altra forma genitoriale con cui parlare.
Salomon avrà anche
rubato, ma ci sarà qualcuno che al suo posto si mortificherà.
Raggiungo l’attenzione
di uno zio, forse, ad ogni modo è un adulto, che almeno davanti a me
finge di sgridarlo, e gli impone di restituirmi la bici.
all’inizio il piccolo
mostro dice: ‘no, perché poi lei può chiamare la Polizei.’
Chicco, se volevo,
l’avevo chiamata un’ora fa, visto che sono pure in ritardo per
uscire.
Ma siccome la Polizei non
mi piace, e comunque non sa dove è la bici, mentre tu sì: ‘keine
Polizei, aber gib mir mein Farrhad zuruck!’
-Sì, ma la tua bici era
rotta.
-Appunto, era pure rotta.
Eh, no, il problema è un
altro, la bici è stata riparata per essere rivenduta, si trova
nell’officina di un altro microcriminale di loro, ed è già semi
apposto...
- ...ah
- eh...
Mi cimento nei miei
contorti periodi ipotetici in tedesco e provo a dire:
- se mi riporti la bici
riparata, io ti pago la riparazione. Ma decido io il prezzo dopo che
la vedo.
Ok?
- ok.
- tra due giorni qui.
Alle 7?
- no, alle 8.
lo zio interviene:-
Signora per te a che ora è meglio?
- Ovvio, alle 7!
- e allora alle 7 la tua
bici sarà qui.
Saluto i kinder e mi
chiedo se mai tutto questo avrà avuto un senso.
In ogni caso, al momento
l’unico effetto è che arrivo tardi al mio appuntamento.
Entschuldigen!!!
atto secondo.
sabato pomeriggio. 18.57.
Sono nell’Hof.
Trovo subito Estera.
- dove è Salomon e la
mia bici?
Seguimi.
Saliamo all’ultimo
piano del palazzo (maledette DDR, che cavolo c’avevate contro
l’ascensore???)
arriviamo nel covo della
malavita rumena.
Ci apre qualcuno, viene
chiamo il criminale e lui si porta pure altri due (sempre 12enni).
Scendiamo.
Adesso aspettiamo.
- Cosa? Ma chi
aspettiamo? Dove è la bici?
- Eh, ma la bici viene da
lontano, dobbiamo aspettare un uomo.
- Ein Man?
(mi preoccupo, prima era
una storia di bambini, ma adesso, che siamo tra criminali... non
facciamo che arriva pure il criminale vero, quello grande?
In questi casi mi viene
sempre in mente una frase che mi disse una volta una tipa proprio qui
a Berlino, agosto 2009: alessia, se tu continui a parlare con tutta
sta gente, guarda che avrai vita breve. Perché me lo ricordo sempre
tardi????)
chiedo: - quanti anni ha questo Man.
chiedo: - quanti anni ha questo Man.
- Ehh, lui è grande...
minchia.
Sono sola circondata da
una quindicina di bambini rumeni di cui solo una parla tedesco, gli
altri di media età complottano e non li capisco, e sta arrivando un
uomo.
Si palesa un ragazzo di
15 anni.
Guardo dietro, aspettando
l’uomo che dovrebbe seguire, ma niente.
Ah, il Man ha 15 anni...
va beh, forse non mi sparano stasera.
Inizia la contrattazione.
- Cosa avete riparato?
- Va beh, in ciclofficina
avrei pagato così. Va bene?
Prima reazione è: allora
non ti diamo la bici.
a bbelli, io mò so come
ve chiamate, quanti anni avete, so pure dove abita Salomon.
Ma vi pare che non chiamo
la Polizei a sto punto?
(non era romanesco nel
lessico, ma nel tono sì).
Estera traduce (suppongo
in romanesco :) ) si guardano.
-E va beh, sì.
-Alt, ho deciso un’altra
cosa. Dei soldi che vi do, un euro è per Estera che ha fatto la
traduzione.
Sono stati capaci di fare
gli spilorci pure per la ragazzina, ed alla fine le hanno dato 70
cent.
Estera s’è seccata e
voleva che io difendessi i suoi diritti.
Io, stremata: tocca a te
lottare per i tuoi diritti. Io so stanca adesso.
(letteralmente, non
conoscendo questo lessico, le ho detto: devi fare la guerra contro i
maschi)
eh, lo so, ma non mi
ricordavo ‘diritti’, mentre mi ricordavo benissimo ‘guerra’.
Alla fine della storia,
tiro fuori una busta di orsetti gommosi per i bambini, e distribuisco
le caramelle ai piccoli che comunque hanno seguito la storia, mi
hanno sempre accompagnata ed aiutato quando non mi capivano gli
altri.
Oh, i criminali volevano
pure le caramelle!
Gli ho dovuto dire: ‘no,
voi avete avuto i vostri 10 euro, mo bbasta!’
Fine della storia, il bos
di 15 anni mi chiede se sono spostata... no, perché in caso
contrario... lui sta cercando moglie.
Mi sono trovata nella mia
vita a rifiutare mille volte proposte di matrimonio dai Rom
conosciuti a Roma, ma stavolta ci ho pensato un attimo...
oh, questo è il boss,
sarebbe un bell’affare.
- Sì, ma sprichst du
Deuscht?
(sì è dovuto far
tradurre pure quello!!!)
- no, bello, kein deutsch
keine Frau!
Mi sono fatta promettere
di non toccare mai più le mie cose, e non sabotare oltre la mia
bici.
Non lo so se funzionerà,
non lo so se hanno imparato qualcosa.
Però lo zio del
microcriminale, mi ha aiutato a parcheggiare le bici in un posto che
lui dice sicuro, ed alla fine di tutto mi ha detto: du bist eine gute
Frau, danke schoen.
Ancora non lo so, è una
storia a lieto fine?
Forse se mi sposavo
Antony, il quindicenne...
2 commenti:
Alessia, ho da dirti due cose. La prima e' che ti sei comportata nel modo piu' giusto, non ti sei fatta intimidire in nessun modo. La seconda e' che hai una bellissima scrittura, avvincente e agile. Bravissima!
Alberto s.
ma sono le storie che sono avvincenti, io le racconto cosí come mi succedono :) ho pensato a lungo su come comportarmi, sono questioni delicate e soprattutto sono sempre meno inevitabili, quindi farci i conti é proprio necessario.
grazie caro per il sostegno!
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