I pranzi a mensa di Via De Lollis non
erano solo pausa pranzo, erano rituali fondamentali per il
superamento della giornata universitaria. A partire dall’umore con
cui si affrontava Emotivamente
la giornata.
- Fortuna! Giovedì gnocchi! :)
- Speriamo che oggi ci siano le patatine fritte, ne HO bisogno!
- Daje, sì, c’è la sogliola panata oggi!(per anni la sogliola panata è stata l’unica sottospecie di pesce che ho mangiato)
- Dio, fa che ci sia la torta oggi!(che se era Quaresima, niente dolce... ma se chiedevi a quelli della mensa esplicitamente il perché, “era solo un caso”)
Alla mensa di V.D.Lollis giovani
brillanti e combattive quasi-Donne progettavano di cambiare il
mondo... e non solo. Si decideva di tutto in quei pranzi.
- No, ragazze, ho deciso. Settimana prossima vado a casa e lo lascio.
- Ragazze, niente, m’ha mollata...
Dovevano essere le protagoniste della
futura classe dirigente.
- Ragazze, quando apriremo la nostra scuola, io voglio fare la preside e assumo tutte le persone più brave che conosco. Voi sarete le prime professoresse. La scuola sarà sempre aperta! Il pomeriggio solo laboratori e creatività...
(certo, pure noi che progettavamo
una scuola privata e d’eccellenza totalmente gratuita e
principalmente indirizzata a ragazzi difficili e stranieri...)
- Quando apriremo il nostro locale, faremo comunque un corso di italiano per stranieri, gratuito!
- Sì, ma i soldi?
- Dai finanziamenti europei. Appena ci laureamo cerchiamo qualcuno che ci spiega come si fa. Oh, l’Europa finanzia le cose più assurde, vuoi che non finanzia la nostra scuola?
...a capo della rivoluzione.
- C’è da andare alla prossima assemblea, la protesta sta rimanendo in mano a quei 4 coglioni, negli ultimi cortei sono successi troppi casini.
Insomma, c’erano tutte le premesse
per spaccare il mondo, ma qualcosa deve essere andata storta.
Sarà che dopo la laurea non puoi più
accedere alla mensadiviadelollis dove ogni progetto sembrava
possibile, o dove semplicemente ti prendevi ogni giorno un momento
totalmente dedicato alla chiacchiera con le tue amiche e confrontando
aspirazioni, aspettative e delusioni non ti sentivi più sola, ma
parte di un gruppo organico e forte.
Dopo la laurea non puoi più entrare a
mensa e trovare un momento per passare anche solo 30 minuti a
settimana con un’amica diventa un’impresa impossibile. Un tetris
di impegni e di fasce orarie di pranzo che variano dall’alba al
tramonto a seconda del non-contratto e non-progetto che ti trattiene
altrove per un esiguo pagamento...
e dove sono finite le 4 amiche della
mensa?
Intanto qualcuna lascia Roma.
- Ho vinto il dottorato alla normale...su, Pisa è vicina, passerò spesso da qui.(fin quando non trovò l’amore in Svizzera... e vissero felici e contenti. Ma almeno l’amore la salvò ;) )
- Ragazze, è terribile, lo so, ma non ce la faccio a pagare l’affitto di Roma, tutto quello che guadagno con tutti i miei lavori va in affitto... torno dai miei.
Ma anche chi è rimasta a Roma non ha
svoltato e così sono diventate tutte precarie e tristi.
Maestre stressate in giro per la
periferia romana con il cellulare sempre acceso perché, se ti
chiamano alle 7.00 per una supplenza, entro un’ora devi
materializzarti dall’altro capo della città.
Stagiste stressate e sfruttate dai
datori di lavoro che promisero salari mai dati.
Insegnanti altamente specializzate che
sbarcano il lunario a furia di doposcuola e lezioni private e...
volontariato.
Dottorande finite in analisi perché...
no, non hanno retto il colpo del passaggio.
(oh, non è così facile capire che
fuori dalla mensa c’era un mondo così faticoso!)
Non chiedete a queste ragazze perché
sono tristi, un po' perché in effetti non si vede che sono tristi un
po' perché: come la spieghi una disillusione così grande?
(e quando ci chiedono:- “ma l’amore?”
-“ma vaffanculo, va!”)
Oggi sono andata a pranzo a mensa. I dottorandi possono ancora entrare ;)
Non mi sentivo vecchia, mi sentivo
trapassata. È tutto cambiato, restaurato e rinnovato. Sembra la
mensa di un college con tutti i giovani universitari che si godono la
pausa pranzo con gli amici e non pensano che quell’ora di
chiacchiera e analisi e riflessioni e scambi è un lusso, un
privilegio, una cosa che quando gli verrà tolta, non saranno più in
grado di recuperare.
Però la pazza schlerata che attacca
a parlare dei suoi problemi inesorabilmente dopo aver chiesto “è
libero qui?” c’è ancora!! e chi la schioda quella?
E non capiva perché io fossi così
sorridente quando mi si è seduta a fianco.
… la pazza, che ricordi!
p.s: comunque, mensa o non mensa,
soldi o non soldi, io la scuola me la sogno ancora, e prendo appunti
e conosco gente. Aspetto una botta di culo, una dritta, una
conoscenza per fare un botto di soldi... e apriamo la scuola, e vi
assumo tutte.
2 commenti:
Ma sai che in anni di università e dottorato non sono mai andata alla mensa? me ne pento un po'. mi sa che mi sono persa molto...
ma la mensa era solo un pretesto... penso che anche a villamirafiori foste soliti pranzare. un luogo vale un altro, l'impotante è il materiale umano :D
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